A breve sarà possibile rilevare i livelli di vitamina D in modo molto più facile rispetto al passato

Abbiamo parlato della vitamina D in video precedenti, abbiamo visto quanto sia importante, perché attualmente per rilevare esattamente quanta ne abbiamo nel sangue occorre un esame del sangue stesso.

Un nuovo biosensore potrebbe segnare una svolta nella lotta per identificare una patologia importante, diffusa e facilmente curabile: la carenza di vitamina D.

Abbiamo visto che la vitamina D è uno dei tanti nutrienti essenziali richiesti dal corpo per rimanere in salute, oltre al ruolo che ha nello sviluppo e nel mantenimento delle ossa, la vitamina D è importante per il funzionamento del sistema nervoso e del sistema immunitario.

Negli ultimi 30 anni la ricerca ha evidenziato collegamenti tra i livelli sierici nel sangue di questa vitamina e una serie di malattie tra cui osteoporosi, obesità, sindrome metabolica, diabete di tipo 2, artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali, infezioni batteriche, respiratorie, tumori ed infezioni virali.

Nonostante sia così importante la vitamina D per la salute generale, si stima che circa un miliardo di persone in tutto il mondo ne abbiano una grande carenza; la concentrazione si misura in nanogrammi per millilitro di sangue e tipicamente dovrebbe essere almeno di 20, moltissimi ce l’hanno sotto 20.

In Giappone uno studio recente ha evidenziato che, su persone sane di età fra i 20 e 90 anni, l’80 per cento presentava carenza di vitamina D, con una media complessiva di 15 nanogrammi per ml.

La carenza può derivare da un apporto alimentare inadeguato, sebbene pochissimi alimenti contengano la vitamina D così com’è.

La carenza è più comunemente collegata ad un’esposizione insufficiente all luce solare, perché la maggior parte della vitamina D viene prodotta direttamente esponendo la pelle al sole.

Chiaramente ci sono ambienti chiusi, gli stili di vita sono sedentari, si usano anche le creme solari quando si prende il sole (questo è bene perché sennò ci sono anche delle malattie che possono venire fuori) e questo riduce la capacità della pelle di produrre la vitamina D.

Ne abbiamo parlato in un altro video, quando facevamo i cacciatori-raccoglitori, tanti millenni fa, stavamo tanto al sole, non c’era nessun problema, adesso nel mondo moderno ci si sta molto poco, specie d’inverno, in inverno si sta coperti al chiuso, quindi sarebbe molto importante integrare.

Le carenze spesso passano inosservate e solo quelle estreme prolungate si manifestano con il rachitismo nei bambini o la malattia delle ossa molli negli adulti.

A differenza della glicemia, dei livelli di emoglobina e tante altre cose che sono correlate alla prevenzione al trattamento del diabete e sono facilmente misurabili, quantificare i livelli di vitamina D non è così semplice.

Ci ha lavorato molto il ricercatore Takuya Kushoka che lavora presso il FANCL Research Institute, che è un ramo di ricerca di una corporation che ha sede a Yokohama in Giappone.

Kushoka ritiene che i livelli di vitamina D debbano essere misurati durante i controlli medici annuali, almeno; nonostante la sua associazione a varie malattie, nemmeno lui conosceva il suo livello di vitamina D, perché non ha mai avuto l’opportunità di misurarlo prima di cominciare la ricerca.

Gli attuali metodi per misurare i livelli di vitamina D, richiedono un campione di sangue e si basano su immunoanalisi automatizzate, o spettrometrie di massa con cromatografia liquida ad alta pressione e si rileva la 25 idrossivitamina D3, che è una forma attiva della vitamina D3.

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A causa di questa necessità di prelievo di sangue ed anche del costo, del tempo necessari per fare il test, di solito questo viene offerto solo a persone ad alto rischio di carenza di vitamina D, come coloro che hanno problemi gastro-intestinali e difficoltà ad assorbire vitamine e nutrienti.

A volte viene offerto questo tipo di esame anche a coloro che assumono farmaci specifici, soffrono di osteoporosi o hanno, chiaramente, per qualche motivo, una esposizione limitata al sole, per esempio sono sempre in clinica.

Il problema che questi metodi presentano sfide di sensibilità e selettività; oltre il 99 per cento di questa specifica versione della vitamina D nel sangue è legato ad una proteina legante alla vitamina D, all’albumina o altri trasportatori che possono interferire con la generazione e rilevamento di questo segnale specifico.

Inoltre nonostante gli sforzi di standardizzazione esiste ancora una notevole variabilità tra i test e questo complica una misurazione accurata del nostro livello di vitamina D quindi questo ricercatore, Kushioka, in collaborazione con Iroki Mano e Toshiuyuki Sakaki, presso la Toyama Prefectural University di Imizu, in Giappone, ha sviluppato un biosensore sensibile della vitamina D che stima i livelli sierici dalle urine.

E’ un sistema che può prevedere i livelli sierici di vitamina D in meno di 1 ml di urina, quindi basta pochissima quantità .

Il sensore rileva l’interazione tra i metaboliti della vitamina D, cioè i prodotti che vengono fuori dopo che il corpo l’ha utilizzata, e un’altra particolare sostanza che è il dominio legante del recettore della vitamina D e questo si basa su un sistema piuttosto simpatico, chiamato split-luciferasi.

La luciferasi è un enzima usatissimo nel mondo della ricerca scientifica, è derivato direttamente dalle lucciole e per questo si chiama luciferasi; è un enzima che nelle lucciole produce questa luce che vediamo pulsare nei loro piccoli corpicini di notte e questo tipo di enzima è prodotto da dei geni che attualmente possono essere infilati in diversi punti degli organismi per rendere luminosi quelli che sono stati toccati da un particolare trattamento.

Questo ci permette di vedere ad occhio, in base a quanta luce c’è, se quel certo effetto, quella certa sostanza è andata avanti, si trova in giro e così via.

La split-luciferasi è una grande idea, perché split in inglese vuol dire suddividere, tagliare, tipicamente quest’ enzima viene diviso in due e viene attaccato alle proteine interagenti che sono quelle di interesse, in modo che quando avviene l’interazione che vogliamo rilevare, le due parti vengono riunite e formano questa luciferasi attiva.

A questo punto si rileva la luce e questo migliora drasticamente la sensibilità e la velocità di rilevamento.

Questo tipo di esame è stato sviluppato per selezionare composti terapeutici che potevano essere utili per vedere quanto erano affini, con il recettore della vitamina D, ma si è visto poi con gli esperimenti che questo sistema poteva essere utilizzato per la misurazione diagnostica dello stato della quantità di vitamina D in un organismo.

Oltretutto poi i ricercatori hanno aumentato la sensibilità del sensore di 10 volte, modificando il sistema per rilevare l’interazione fra i due pezzi, diciamo, di enzima che prendono percorsi chimici differenti.

La sensibilità di rilevamento, poi è stata ancora migliorata, utilizzando una nano-luciferasi, che è più piccola, più stabile e più luminosa della luciferasi della lucciola.

Quindi questo sistema di rilevamento è in grado di quantificare accuratamente anche tracce di vitamina D e c’è un grande interesse nello sviluppo di test per misurare i livelli di tracce di vitamina D e di altri nutrienti, anche nelle urine, perché questo è un metodo conveniente per poter avere una guida per migliorare la dieta, la salute, che tipo di integratori prendere, quanti prenderne e così via.

Ci sono anche alcuni tipi di test per la vitamina D che si possono fare a domicilio, ma richiedono comunque un campione di sangue, quindi viene fatto tramite una piccola puntura sul dito.

Chiaramente se potremo avere questi sensori che si basano sull’analisi delle urine, avremo un metodo più comodo e meno doloroso e quindi questo è una grande idea.

Attualmente i ricercatori stanno studiando questo tipo di esame su una popolazione più vasta rispetto a quella sperimentale e quindi speriamo che presto avremo questo tipo di sensori per il pubblico generale.

Come sempre, appena saranno disponibili, ve ne parleremo e li inseriremo all’interno delle forniture che ci saranno nei gruppi di acquisto, cosìcchè per adesso si deve ancora fare un piccolo esame del sangue, ma a breve si potrà anche utilizzare un tipo di sensoristica diversa, per poter avere un esame quantitativo e quindi sapere esattamente quanta vitamina D prendere per integrare correttamente la nostra specifica situazione.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, ad una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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