Il legame tra microbioma ed autismo

Si parla molto recentemente del microbioma o biota: questo termine indica tutto l’insieme dei microorganismi che vivono all’interno del corpo umano.

Ci sono vari tipi di microbioma, quello principale è quello intestinale, poi ce ne sono altri in altre sedi del corpo.

Il microbioma è un insieme di esseri viventi che comprende batteri, virus, funghi perfino e produce tutta una serie di effetti, la maggior parte positivi, sul corpo nel suo complesso.

Molte cose nel nostro intestino non sarebbero digeribili, assorbibili senza questo microbioma ed è ultimamente sempre più importante misurarlo, verificare se quello che si ha è completo, se manca qualche parte, se alcune colonie batteriche non ci sono più e questo produce molto spesso delle allergie, che prima non c’erano, compaiono di colpo perché quella colonia specifica è sparita, perché?

Perché non viene alimentata nel modo corretto per un certo tempo, quindi si mangia male, oppure si assumono medicinali che la distruggono.

I ricercatori recentemente hanno scoperto anche differenze significative nel microbioma intestinale di individui con disturbo dello spettro autistico, rispetto a quelli normali, suggerendo quindi un potenziale legame tra batteri intestinali ed autismo.

Lo studio ha rilevato un aumento della diversità alfa ed una maggiore abbondanza di bacteroidetes e bacteroides nei soggetti con disturbo della personalità autistico, mettendo in discussione i paradigmi sanitari esistenti.

Gli esperimenti condotti su topi hanno dimostrato che l’esposizione a bacteroides fragilis può portare a deficit sociali e comportamentali, soprattutto nei maschi, evidenziando il ruolo del microbioma nel neurosviluppo.

Questa ricerca innovativa apre nuove strade per la comprensione delle complessità dell’autismo e lo sviluppo di interventi possibili.

Lo studio ha identificato modelli inaspettati di diversità microbica nei soggetti con autismo, tra cui una maggiore diversità alfa e livelli più elevati di alcuni batteri.

Gli esperimenti sui topi hanno indicato che l’esposizione precoce a specifici batteri intestinali può influenzare i comportamenti associati all’autismo e ci sono notevoli differenze, appunto, tra maschi e femmine.

La ricerca ha ottenuto un riconoscimento internazionale ed un finanziamento da parte della Eagles Autism Foundation, sottolineando il suo potenziale impatto sulla comprensione dell’autismo e sull’esplorazione di nuove vie di trattamento.

Il disturbo dello spettro autistico è una condizione del neurosviluppo, caratterizzata da una ridotta comunicazione sociale e da comportamenti ripetitivi e questa ha da tempo incuriosito gli scienziati che cercano di svelarne i meccanismi di base.

I ricercatori hanno analizzato la diversità del microbioma intestinale di una serie di persone israeliane, si tratta di 96 individui, con diagnosi di autismo e 42 individui neurotipici si dice, cioè che non hanno questo tipo di problema.

I risultati pubblicati di recente sulla rivista Biofilms and Microbiomes evidenziano differenze significative nella diversità sia alfa che beta nei soggetti con autismo ed identificano tipi specifici di batteri che si trovano in maggiore abbondanza nei soggetti con autismo.

Tradizionalmente la diminuzione della diversità alfa è stata associata ad una salute compromessa in varie condizioni; tuttavia l’aumento della diversità alfa osservato nel gruppo con autismo, sfida le nozioni prevalenti, soprattutto considerando il suo potenziale legame con le malattie neurologiche.

I bacteroidi, normalmente presenti nel microbioma intestinale umano, possono avere un impatto negativo sulla salute quando aumentano in abbondanza.

Per studiare le potenziali conseguenze funzionali di questi cambiamenti nel microbioma, i ricercatori hanno condotto esperimenti su topi neonati.

I topi trattati con bacteroides fragilis alla nascita hanno mostrato disfunzioni del comportamento sociale, aumento dei comportamenti ripetitivi e disregolazione dell’espressione genica, quindi vuol dire che il loro DNA non si è espresso in modo normale.

La ricerca suggerisce che una sovrabbondanza di bacteroides, in particolare nei primi anni di vita, può avere conseguenze funzionali per gli individui con autismo.

Questo getta nuova luce sulla complessa interazione tra il microbioma ed il neurosviluppo nei soggetti con autismo.

E’ interessante notare che questi effetti sono stati osservati soprattutto nei topi maschi, mentre le femmine non hanno mostrato alcun deficit comportamentale, suggerendo che i maschi potrebbero essere più suscettibili ai fattori ambientali che contribuiscono all’autismo.

La ricerca sottolinea l’importanza di ulteriori indagini sugli aspetti specifici del sesso nel campo dell’autismo e sul ruolo potenziale della composizione microbica.

Le implicazioni di questa ricerca si estendono oltre il laboratorio, ovviamente, ed offrono potenziali vie per ulteriori esplorazioni degli effetti a lungo termine degli interventi microbici durante le prime fasi dello sviluppo e delle loro implicazioni per lo sviluppo del cervello.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, a una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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