Restare magro dipende anche dal tuo DNA

Nella popolazione generale si è visto che la genetica, quindi la sequenza di geni che abbiamo nel nostro DNA, influenza il peso corporeo per circa il 20 per cento, mentre al restante 80 per cento è legata alla dieta, allo stile di vita che abbiamo.

Il gene della magrezza, tuttavia, non significa che ti puoi abbuffare senza ingrassare, vuol solo dire che hai una tendenza minore a mettere da parte in grasso tutta l’eccedenza di quello che mangi.

Però questo è importante, questo gene della magrezza aiuta a mantenere il peso forma tutta la vita, anche quando il metabolismo rallenta, quando si diventa più anziani, quindi fa una bella differenza.

Secondo alcuni studi, una donna obesa in gravidanza trasferisce al bambino che porta in grembo un microbiota intestinale, cioè quella serie di batteri che popolano l’intestino, che può predisporlo al sovrappeso, quindi è vero che le colpe delle madri, in questo caso, ricadono sui figli.

Secondo un nuovo studio, il 60 per cento degli europei ha un gene che consente loro di accumulare meno grasso e questa è una scusa che hanno gli americani per dire: “noi siamo più grassi mediamente, siamo obesi, non perché mangiamo porcherie, ma perché abbiamo un problema genetico” – io non sono molto d’accordo, però la ricerca dice che in parte è anche questo.

Chiaramente secondo i ricercatori mangiando troppo e facendo una vita sedentaria, comunque, si ingrassa, anche se si ha il gene della magrezza, però questa scoperta è importante ed ha attirato molta attenzione.

Secondo questo studio spagnolo questo gene della magrezza rende, a quelli che hanno la fortuna di avercelo, il restare in forma più facile e qualcuno potrebbe dire: “Ah! Ecco perché io faccio così in fretta di ingrassare, vuol dire che non ho questo gene!”.

Questa ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati dell’IMDEA Food Institute, che ha coordinato lo studio e dello Spanish National Council, entrambi di Madrid.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Genome Biology e rappresentano una svolta nella comprensione delle componenti genetiche dell’obesità.

I ricercatori hanno esaminato le caratteristiche di 790 volontari sani, quindi hanno esaminato il loro DNA, il peso, l’indice di massa corporea, cioè quanto si è alti rispetto a quanto si pesa, la quantità di grasso totale e viscerale, la quantità di massa muscolare, la circonferenza del girovita ed il perimetro dell’anca, e hanno studiato le possibili associazioni di questi parametri con 48 varianti genetiche.

Hanno così scoperto che chi ha una certa variante di un gene che si chiama FNIP2, coinvolto nella nutrizione cellulare, tende ad accumulare meno grasso di chi non ha quella variante.

Questa variante sembrerebbe molto comune in Europa, perché secondo quello che hanno visto in questa ricerca, è presente come abbiamo detto in quasi il 60 per cento della popolazione.

Gli effetti sono stati poi approfonditi su alcuni modelli di topolini modificati geneticamente, per far esprimere la variante.

Si è visto che i topi portatori di questa variazione genetica, associata comunque a persone che sono magre, hanno tra il 110 e il 1100 per cento in meno di grasso rispetto a quelli non portatori.

E’ interessante perché basta una sola lettera, una sola base di quelle che abbiamo visto nel DNA, cambiata nell’intero genoma del topo, per replicare ciò che è stato osservato nella variante umana, quindi basta veramente poco.

Questa variante genetica è associata ad alcuni segnali biochimici che indicano alle cellule i nutrienti di cui dispongono e potrebbe essere allora collegata ad una capacità delle cellule di mangiare, cioè di assorbire i nutrienti.

E’ necessario fare ulteriori studi per determinare perché un piccolo cambiamento genetico influisca sulla tendenza alla magrezza.

La scoperta però fa sperare nella possibilità di regolare questo gene FNIP2 e questo potrebbe avere implicazioni molto significative nella prevenzione nel trattamento dell’obesità e di altri disturbi metabolici.

Potrà essere è molto interessante anche cercare di determinare quali sono le motivazioni evoluzionistiche che hanno favorito la selezione di questa variante e quando queste mutazioni si sono verificate.

Nella popolazione, in generale, la genetica influenza il peso corporeo per circa il 20 per cento.

Ci sono studi che hanno analizzato il completo DNA di decine di migliaia di persone negli ultimi anni ed alcuni di questi fattori genetici sono già noti; si sono identificate, infatti, quasi un centinaio di varianti genetiche che aumentano la probabilità di avere un indice di massa corporea elevato.

L’indice di massa corporea si chiama BMI, Body Mass Index, ed è il rapporto fra il peso e l’altezza, essenzialmente, ed è un indicatore molto utilizzato per indicare se una persona è in sovrappeso.

Certamente parliamo di un 20 per cento, quindi non è che questa variante genetica faccia una grandissima differenza, chiaramente non vuol dire che se uno pensa di avercela ora può mangiare quanto vuole senza ingrassare, ma tutti conosciamo qualche amico o amica che effettivamente si vede che mangia, non è che non mangi, eppure rimane bello magro e probabilmente ha questo tipo di differenza nel DNA.

Non sappiamo ancora quali siano le motivazioni per cui questi geni vanno ad agire in questo modo: potrebbe darsi che questa variante genetica riduca la predisposizione ad ingrassare, oppure che riduca la predisposizione a mangiare.

Potrebbe darsi che questa variazione genetica condizioni il cervello, in modo che la ricerca di cibo sia indirizzata verso alimenti che fanno ingrassare meno.

Comunque si sa che, in generale, esistono persone che tendono ad ingrassare più di altre, a parità di assunzione di cibo, quindi vuol dire che convertono in grasso più di quello che mangiano e di conseguenza fanno anche più fatica a dimagrire.

Probabilmente questo dipende da più geni, non da solo uno, ma tutti questi studi sono molto utili, si può trovare quindi le varianti genetiche che danno un aiuto per dimagrire e quelle magari, invece, che vanno al contrario, in modo da disattivarne certe ed attivarne maggiormente altre.

Quindi questo ci ricorda quanto sia importante fare l’analisi del proprio genoma, cosa che oggi giorno è possibile, che proporremo anche in futuro alle persone, perché nel nostro DNA è scritto tanto del nostro destino e saperlo è importantissimo.

In futuro, quindi, si potrà con unanalisi genetica, sapere se una persona è portata all’obesità e si potrebbe mettere in atto, magari per tempo, una dieta o altro tipo di trattamenti per limitare il rischio.

Abbiamo parlato lungamente dell’epigenetica, quindi questa sovrastruttura sopra il DNA che ci dice quali parti del DNA si possono attivare, quali no, quali vengono saltate e l’epigenetica va sempre più avanti nel mondo dell’antiage, se ne parla sempre di più, ci sono analisi epigenetiche molto sofisticate che si possono fare e l’epigenetica, essenzialmente, ci dice che il DNA non è costantemente espresso nello stesso modo, il DNA è sempre uguale, ma il metabolismo fa sì che, a seconda di quello che facciamo, mangiamo, viviamo, sperimentiamo, eccetera, vengano espressi più o meno certi pezzi certi segmenti del DNA.

Il tipo di alimentazione, la qualità e la quantità di cibo che mangiamo, l’attività fisica, sono fattori che modificano questa epigenetica, quindi è vero che con questo gene le persone favorite hanno un vantaggio, ma è anche vero che anche gli altri possono, variando lo stile di vita e l’alimentazione, cercare di mantenersi magri, soprattutto dopo i 50/60 anni, quando sappiamo che il metabolismo rallenta purtroppo e noi cerchiamo di compensare con tutto quello di cui parliamo su questo canale, ma è una condizione che comunque ci colpisce.

Ovviamente la cosa migliore da fare è mantenere una dieta di tipo mediterraneo, quindi su questo gli italiani sono favoriti, fare un’attività fisica abbastanza regolare, sarebbe meglio non fumare, non bere alcolici e bisognerebbe anche dormire piuttosto bene, ovviamente.

La dieta mediterranea perché è importante, se ne parla tanto, cioè non è tanto per campanilismo, perché gli italiani, (per questo motivo anche gli spagnoli hanno una dieta abbastanza simile), ma perché la dieta mediterranea fornisce vitamine, sostanze antiossidanti, fornisce magnesio e potassio da frutta e verdura e acidi grassi monoinsaturi, quindi anche chi ha il metabolismo un po’ pigro e non ha il gene fantastico potrebbe riuscire a mantenersi magro, semplicemente seguendo la dieta mediterranea e praticando un’attività fisica costante.

Ovviamente però con la dieta mediterranea, anche lì, se si esagera con la pastasciutta, o con altre cose, non c’è niente da fare lo stesso, sempre meglio però che cheeseburger doppio con patatine fritte e bicchierone di bevande gasate.

La differenza è che si hanno comunque carboidrati quindi, per esempio, la pasta ma questi carboidrati sono a basso indice glicemico, perché magari derivano dacereali integrali, le proteine sono in quantità moderata ed in prevalenza da vegetali e dal pesce, soprattutto, poi ci sono acidi grassi monoinsaturi che derivano da olio di oliva, che sarebbe meglio fosse di tipo EVO, quindi extravergine, si usa poi la frutta in guscio ed il pesce azzurro, ovviamente.

Ci sono quindi molte vitamine molte sostanze antiossidanti e la frutta e la verdura danno magnesio e potassio ed i latticini, magri magari, danno anche calcio e poco sodio.

Una cosa importante di cui bisogna tenere conto è il girovita: gli scienziati concordano sul fatto che il grasso viscerale, quello sulla pancia, misurato in modo abbastanza facile dalla circonferenza addominale, il girovita, determina il maggior rischio di eventi cardiovascolari acuti, quindi insomma, l’infarto e più in generale aumenta l’infiammazione, la resistenza all’insulina, la tendenza ad accumulare altro grasso a scapito della massa muscolare.

Quindi per avere un rischio basso il girovita non dovrebbe superare gli 80 cm nelle donne ed i 94 cm nell’uomo.

Questo è importante durante una dieta, bisogna tenere d’occhio il girovita, non solo il peso, perché se stiamo calando di peso ma non scende il girovita non ci scende la pancia significa che la dieta non sta andando nella direzione giusta dobbiamo provarne magari un’altra.

Ingrassare poi dipende anche dall’intestino, quindi da un DNA che non è nostro, ma è il DNA del microbiota, cioè dell’insieme dei microrganismi e dei batteri che vivono nel nostro intestino e lo squilibrio si chiama disbiosi, di questo microbiota intestinale, cioè una alterazione nei rapporti di quantità fra le specie diverse di batteri, ma anche di funghi e di virus, può essere una causa di obesità.

In numerosi studi si è visto che trasferendo il microbiota di persone obese in topolini di laboratorio con intestino sterile, questi animali cominciavano ad ingrassare, quindi il meccanismo si autoalimenta in un circolo vizioso.

In realtà quando mangiamo non stiamo dando da mangiare solo a noi, ma diamo da mangiare a tutti i nostri coinquilini, diciamo così, il microbiota, quindi batteri, funghi, virus eccetera ed a seconda di quello che mangiamo facciamo espandere le popolazioni batteriche che trovano buono quel, cibo rispetto ad altre che invece hanno bisogno di altre cose.

Quindi, cambiando quello che mangiamo, cambiamo la proporzione di batteri, di specie batteriche che ci sono, rispetto ad altre del nostro microbiota.

Se la dieta è ricca di grassi animali e, come quella di chi è in sovrappeso od obeso, si espandono nell’intestino le popolazioni microbiche che vivono di grassi animali ricavandone energia.

Una persona già sovrappeso, obesa ricava da alimenti ricchi in grassi saturi e zuccheri semplici, come una fetta di torta, una salsiccia, un incremento di peso superiore a quello che ne ricava una persona magra, perché questo è un microbiota diverso ed è stato selezionato dal consumo abituale di alimenti meno grassi.

Quindi, ecco perché alcune persone in sovrappeso ingrassano sempre di più se non cambiano abitudini alimentari e stile di vita.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, a una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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