Ci sono persone così spaventate dei farmaci da non curarsi: la Farmacofobia

La Farmacofobia è una paura irrazionale ma incontrollabile d qualsiasi medicina, quindi chi ce l’ha avrà difficoltà con i trattamenti antiage.

A volte è così grave che solo l’idea di assumere una medicina provoca mal di pancia, tachicardia ed attacchi di panico.

Ai nostri giorni l’abuso e la dipendenza da farmaci sono un grande problema e più raramente, però, si sente parlare del fenomeno opposto, la Farmacofobia: è un disturbo che si presenta verso tutte le produzioni farmaceutiche, pastiglie, sciroppi, aerosol, iniezioni, qualunque cosa e spesso la sola vista di un farmaco basta ad indurre una risposta ansiosa e di evitamento, cioè cercare di scappare da questa situazione.

Di conseguenza, chi è affetto da Farmacofobia, tenderà ad evitare non solo le farmacie, gli ospedali e tutti i contesti in cui ci sono dei farmaci, ma anche le persone che li assumono.

Quindi, se si ha in casa una persona con questo disturbo, diventa difficile anche fare trattamenti per l’antiage.

Un aspetto caratteristico è l’ansia anticipatoria, quindi c’è quest’ansia che prende alla sola idea di assumere una medicina e questa viene poi somatizzata con manifestazioni fisiche, appunto, come i disturbi gastrointestinali, l’aumento della frequenza cardiaca, la sudorazione, l’angoscia e si può arrivare appunto all’attacco di panico.

Addirittura chi soffre di Farmacofobia può mettersi a vomitare i farmaci dopo che li ha assunti: capita che dopo aver assunto controvoglia una medicina si senta mal di stomaco e si arrivi appunto a livello di vomitarla.

Non è tanto perché si vuole espellere il farmaco, ma è una reazione involontaria di somatizzazione dell’ansia ed è presente in tutte le fobie e si manifesta a livello dello stomaco della digestione.

In psicologia esistono diversi disturbi che sembrano diametralmente opposti, ma che hanno una matrice comune; non è tanto il caso questo, nella dipendenza da farmaci e dalla Farmacofobia, sono due cose opposte, l’unico punto in comune è che riguarda i farmaci, ma i meccanismi mentali coinvolti sono completamente diversi.

Nelle dipendenze l’aspetto caratterizzante non è la paura, ma il non poter fare a meno di qualcosa, in questo caso, dei farmaci, senza i quali si ritiene di non sopravvivere (quindi anche lì bisogna cercare di non esagerare, anche se noi ne parliamo di integrazione, ma non bisogna esagerare).

Il disturbo è proiettato all’interno di sé, perché senza ciò da cui si dipende, ci si sente insicuri, ci sente persi, per contro nella fobia verso i farmaci l’attenzione è tutta rivolta verso l’esterno e si concentra sui farmaci, nel timore che entrando nel corpo ci facciano del male, o provochino disagio o dolore.

Al di là dell’aspetto di fastidio, la Farmacofobia espone a gravi rischi per la salute, perché la mancata assunzione dei farmaci prescritti dai medici non può che far degenerare malattie che siano in corso e quindi, quando uno avesse una malattia grave che necessita di un trattamento regolare, per esempio il diabete o malattie cardiache, o respiratorie, il paziente si espone ad un rischio anche di morte.

Il simbolismo legato al farmaco, l’assunzione di una sostanza, è strettamente legata al concetto di fiducia, quindi significa di doversi affidare a qualcuno, il medico in questo caso, che abbia conoscenze di cui il paziente è completamente a digiuno, prima di tutto l’azione delle sostanze farmacologiche sull’organismo la loro corretta posologia, quindi il dosaggio ed i possibili effetti collaterali.

Quindi si deve andare sulla fiducia, anche nei confronti delle casa farmaceutiche, che ultimamente non è proprio così elevata, per carità.

Il farmaco ha una potente valenza culturale che racchiude significati profondi come la speranza di guarire e l’ansia di non riuscirci.

Taluni attribuiscono i suoi effetti ad una specie di effetto magico, in grado di fare la differenza fra la vita e la morte, magari non è sempre così, ma certamente si vive magari meglio rispetto al vivere peggio.

La Farmacofobia può insorgere in seguito a precedenti esperienze negative legate ai farmaci, come l’aver sofferto di pesanti effetti collaterali, aver avuto sintomi di intossicazione o aver avuto difficoltà di assunzione; si può pensare a un senso di soffocamento quando si cerca di ingoiare una compressa che magari è grande.

Altre volte la fobia origina da un’esperienza traumatica passata legata a un’inadeguata modalità di somministrazione, per esempio questo succede nei bambini quando si fanno le punture per forza, mentre stanno piangendo, senza prima averli calmati o tranquillizzati.

A quel punto può instaurarsi un condizionamento che associa la somministrazione dei farmaci ad una violenza subita e di conseguenza ad una paura di essere feriti o di soffrire.

Tutti questi dolori, queste esperienze traumatiche, tornano a galla sotto forma di ansia in situazioni, in questo caso correlate ai farmaci e qui torna in gioco il discorso della fiducia, viene a mancare questa fiducia verso chi somministra le medicine e questo può sviluppare una fobia che si proietta nel farmaco.

Quindi è importante stare attenti quando si portano i bambini a fare dei trattamenti bisogna fare in modo che non si sviluppi un trauma.

Chiaramente alimentano anche questa ansia, questa paura, i bugiardini, questi foglietti che sono contenuti nelle confezioni che hanno lunghissimi elenchi di controindicazioni di effetti collaterali anche gravissimi .

Un’altra causa può essere il rifiuto di curarsi: questa cosa succede a persone che preferiscono evitare di assumere farmaci perché ne temono gli effetti collaterali, si sentono minacciate dalle sostanze che introducono nell’organismo delle quali non conoscono gli effetti a lungo termine.

Altre persone non si vogliono curare perché sottovalutano la gravità delle loro patologie e questo capita continuamente per i meccanismi dell’antiage, ci sono tante persone che dicono: “Ma io voglio invecchiare e morire in modo naturale” non si rendono conto a cosa vanno incontro, se ci si mette un attimo a riflettere, decine di anni di sofferenza, di mancanza di autosufficienza ed una vita più breve, dovrebbero portarti a fare qualunque cosa per curarle, ma si tende a mettere la testa sotto la sabbia.

Capita anche perché alcuni hanno perso la speranza di guarire, quindi si mettono lì con uno spirito, diciamo, fatalista e rinunciano alle cure (quello che mi deve succedere, mi succede).

Questo, però, stranamente, magari non lo fanno per farsi curare i denti o per altre cose di questo tipo; qualunque cosa in realtà dovrebbe essere presa di petto e cercare di fare il meglio che si può, nelle condizioni storiche date e tecnologiche per migliorare la propria esistenza o quella delle persone a cui teniamo.

Molti ritengono che i propri disturbi siano meno fastidiosi rispetto agli effetti collaterali possibili delle medicine (questo tal volta è anche vero, per carità, però è abbastanza raro); quindi questi decidono di rinunciare ai farmaci e si tengono i problemi.

In casi estremi questa fobia dei farmaci nasconde un rifiuto inconscio di guarire; nelle fobie in generale, la consapevolezza non è mai piena e ci si può giungere solo dopo un percorso psicoterapeutico e psicoanalitico e quindi, come potremmo fare a trattare le Farmacofobie?

Un primo passaggio sarebbe di ricostruire la storia della persona per individuare l’origine di questa fobia: bisogna guardare nel suo passato, bisogna vedere se vi siano esperienze precedenti traumatiche, mala sanità o danni di tipo iatrogeno, cioè danni che si possono ricondurre ad un intervento terapeutico sbagliato.

Dopodiché si deve fare una terapia analitica per accompagnare il paziente passo dopo passo, per dare un significato nuovo al precedente vissuto e bisognerà indagare anche su cosa rappresentino i farmaci per lui, bisogna lavorare sulla correzione delle convinzioni erronee e disfunzionali.

Per esempio alcune persone pensano che certe medicine siano veleno e bisognerebbe spiegare alle persone l’origine innocua di una certa molecola e l’azione positiva che ha sull’organismo, cosa che noi facciamo praticamente tutte le settimane.

Da un altro lato cognitivo-comportamentale, bisognerebbe comprendere meglio gli effetti del farmaco e quindi per chi soffre di Farmacofobia bisognerebbe leggere il bugiardino insieme al medico, magari, ed è fondamentale avere un buon rapporto col medico, piuttosto cambiatelo, ma non non andate avanti a farvi curare da un medico nel quale non avete fiducia.

Nei casi più complessi bisogna che il medico lavori in sintonia con uno psicologo ed insieme facciano l’attività necessaria.

E’ possibile anche fare un esposizione graduale, quindi si può esporre il paziente poco per volta allo stimolo ansiogeno (stiamo parlando dei farmaci, ma questo vale in generale per le fobie) e quindi prima bisogna essere esposti solo per immaginazione, al paziente si fa visualizzare se stesso mentre si reca in farmacia, acquista delle pasticche, le toglie dalla scatola ed infine ne prende una.

Dopodiché si fa dal vivo, dal vero; è il caso di dargli delle altre sostanze tipo gli ansiolitici?

Questo è un pò controverso, perché chi soffre di Farmacofobia potrebbe acuire la sua ansia e prendere comunque dei farmaci, gli ansiolitici, sappiamo sono dei farmaci che servono a calmare la tensione, servono a rilassare le persone, però se uno ha già la fobia, appunto, dei farmaci, diventa difficile fare l’effetto.

Ci può poi essere poi un aiuto contro le ansie in generale che sono le tecniche di rilassamento, per esempio c’è la respirazione col diaframma o il rilassamento muscolare progressivo, non è che risolvano la situazione di paura, ma queste tecniche aiutano a calmare questi attacchi di ansia, di panico ed a controllare il momento in cui scatta la paura.

Una delle fobie principali dei farmaci che ci sono in giro è la paura delle punture ed ha un nome specifico, si chiama Tripanofobia: è una paura irrazionale delle iniezioni, delle siringhe, che è spesso associata ad emofobia, cioè una paura di vedere il sangue ed una belenofobia, cioè la paura di aghi, spilli, oggetti acuminati e taglienti e algofobia, cioè la paura del dolore.

In chi è affetto da Tripanofobia, la sola vista di una siringa ed il pensiero di dover fare un’iniezione, un prelievo di sangue, sono sufficienti per scatenare un’ansia incontrollata.

La fobia dell’ago che buca la carne è basata sul dolore e sul sentirsi invasi nel corpo e se in più si ha la Farmacofobia, questo dolore oltretutto è potenziato dal terrore dalla paura di quello che viene iniettato e può sfociare appunto in un attacco di panico (ci sono persone che svengono quando devono fare il prelievo del sangue!).

L’origine di questa serie di fobie è riconducibile a esperienze traumatiche passate vissute o sentite raccontare da altri: può darsi che sia un fattore genetico, perché si è visto che questo tipo di fobia talvolta occorre in più membri della stessa famiglia però il motivo potrebbe essere che le paure siano apprese parlandone gli uni con gli altri e, comunque, siano magari comportamenti acquisiti, appunto, in ambito familiare dato dalla convivenza.

Alcuni ipotizzano una base evolutiva di questo fenomeno, legata alla forma degli aghi che evoca quella delle armi da guerra, le lance eccetera eccetera.

In generale è molto importante avere un rapporto di buona fiducia con il medico curante, perché ha conoscenze che noi come pazienti non possiamo avere, soprattutto avendo il quadro complessivo della situazione della persona può certamente fare il meglio per ciascuno di noi.

E’ importantissimo questo rapporto fiduciario, noi diciamo sempre di passare dal medico curante prima di assumere qualunque cosa, se non avete fiducia nel vostro medico, come capita a molti che anche ci scrivono, noi suggeriamo sempre, cambiatelo prendetene un altro ma non state senza o non dite che tutti i medici sono antipatici non capiscono niente o così via, perché non è vero, sono esseri umani come tutti gli altri, con una competenza che tu non hai ed è bene avere un rapporto di fiducia con loro, perché sono i mediatori fra te ed una tecnologia importantissima e potentissima che è quella delle medicine.

Quindi è una cosa di cui bisogna tenere conto e sulla quale bisogna investire un po’ di tempo nella propria vita, per costruire un rapporto positivo con qualcuno di cui ci si fida, eventualmente cambiandoli anche più volte se è il caso, ma non rimanendo in disparte dicendo: ” ma io non ci vado perché è antipatico!”.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, a una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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