Per vivere fino a 150 anni abbiamo anche la Delfinidina

La Delfinidina presenta uno dei più alti contenuti di polifenoli ed attività antiossidanti di tutti i frutti, comprese le bacche più consumate, essendo particolarmente ricca di antocianine, delfinio e cianidina.

La Delfinidina ha un nome molto evocativo ed è anche bello il suo colore, molto blu-viola, tipicamente è il pigmento dell’uva che produce il Cabernet Sauvignon, è il blu dei fiori del genere delphinium ed è il colore delle melanzane.

Ma che cos’è in realtà?

La Delfinidina è un antocianidina, un flavonoide idrosolubile che è presente sopratutto nelle bacche e nell’uva.

Siccome questa molecola assorbe la luce nella gamma delle lunghezze d’onda visibili, più il frutto è scuro e bello, maggiore è la concentrazione della molecola e quindi le quantità più significative si trovano nei mirtilli, che sono anche molto buoni!

Vi è una bacca, tuttavia, che si chiama Aristotelia chilensis, dal colore nero intenso e violaceo, che presenta la più alta concentrazione di Delfinidina: è una pianta indigena dell’Argentina e del Cile ed è almeno tre volte più ricca di polifenoli rispetto a tutte le altre bacche normali, tra cui l’uva rossa, i mirtilli, le fragole, i lamponi e le more.

Come la maggior parte delle altre antocianidine, la Delfinidina è ph sensibile, cioè è un indicatore naturale di ph e passa dal rosso in soluzione basica a blu in soluzione acida: il ph è un valore che si può assegnare soprattutto a soluzioni liquide, quindi per esempio si usa per l’acqua degli acquari, tipicamente ha un valore neutro di 7, sotto il 7 è acido, sopra il 7 è basico ed è molto importante per tutta una serie di reazioni chimiche, per esempio negli acquari per far star bene i pesci che vi si trovano.

Attualmente le bacche di maqui vengono messe in commercio per ottenere un estratto polifenolico che viene standardizzato ed ha un minimo del 25 per cento di Delfinidine, oltre ad altre antocianine, acidi fenolici e flavonoli.

Le antocianidine e gli antociani sono strettamente correlati, ma non sono la stessa cosa: entrambi sono flavonoidi vegetali di colore rosso-blu, ma l’antocianina ha una molecola di zucchero in più; fortunatamente le bacche di maqui contengono entrambe le molecole.

La Delfinidina è l’antocianidina senza il gruppo zucchero di cui abbiamo parlato, mentre la Delfinidina 3 Glucoside è l’antocianina con lo zucchero aggiunto.

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Nella medicina popolare cilena, la Delfindina è usata per la diarrea, come antiinfiammatorio e per trattare la febbre.

Le ricerche che abbiamo sulla Delfinidina indicano che ha grandi virtù fotoprotettive, antiossidanti, antinfiammatorie ed antinvecchiamento, ed è per questo che ne parliamo.

Nei muscoli la Delfinidina ha impedito l’atrofia muscolare da disuso, o semplicemente da pigrizia e previene la degradazione delle proteine del muscolo scheletrico.

Nelle ossa, la Delfinidina sopprime la differenziazione e la funzione degli osteoclasti, che sono quelli che vanno a distruggere le cellule dell’osso stesso, quindi questa Delfinidina è un potente principio attivo anti osteoporotico nel riassorbimento dell’osso, attraverso la soppressione della formazione di questi osteoclasti.

Quindi l’osteoporosi, che è un problema che affligge molte donne in menopausa, può essere effettivamente combattuto con questa sostanza.

Ha un effetto anche sugli osteoclasti, di cui inibisce la funzione, quindi distruggono meno l’osso, ma ha anche effetti favorevoli sull’osteogenesi, quindi la creazione di nuovo osso e la condrogenesi, oltre ad inibire l’adipogenesi, cioè la creazione di nuovo grasso.

Nella pelle la Delfinidina protegge i cheratinociti, inibendo l’attivazione della metalloproteasi di matrice ed inibendo l’espressione di citochine infiammatorie, agendo quindi come antiossidante.

Questi effetti, essenzialmente, fanno in modo che abbia un effetto rigenerativo delle proprietà meccaniche delle cellule che sono esposte ai raggi UVB, quindi i raggi del del sole, essenzialmente, e possono contrastare la degradazione del collagene che troviamo nella pelle.

Nelle piastrine, che ricordiamo sono quella componente del sangue che serve a fare la coagulazione quindi fare in modo che non si sanguini all’infinito, se ci si taglia, la Delfinidina-3-glucoside, inibisce significativamente l’aggregazione piastrinica sia nel plasma ricco di piastrine che nelle piastrine purificate.

Questo, probabilmente, contribuisce al suo ruolo protettivo contro la trombosi e gli eventi cardiovascolari, perché le piastrine sono importanti per evitare di sanguinare all’infinito, come capita in certi tipi di malattie, ma se sono troppe possono aggregarsi fra di loro e creare, quindi, dei trombi, dei veri e propri aggregati che vanno poi a tappare, essenzialmente, vene o arterie e provocando quindi effetti negativi, perché se vanno a tappare una vena un’arteria bloccano il sangue in quel punto, potrebbe essere il cuore e si ha un infarto, potrebbe essere il cervello e si hanno dei problemi di altro tipo.

Nel cervello infatti, la Delfinidina attraversa anche la barriera ematoencefalica, che abbiamo visto è quella barriera, questa specie di filtro del sistema cardiocircolatorio che c’è nel sangue che gira in tutto il corpo e quello che gira nel cervello proprio per proteggerlo, attraverso questa barriera, e sembra avere effetti positivi anche sul cervello stesso.

Nel sistema immunitario, questa sostanza va ad inibire tutta una serie di processi, di sostanze, che sono negativi, quindi effettivamente ha un effetto positivo.

Nella pelle desquamata, il trattamento ha determinato una riduzione delle lesioni psoriasiformi, quindi una riduzione dell’infiltrazione di cellule infiammatorie ed una diminuzione dell’espressione particolare di citochine infiammatorie, essenzialmente, quindi fa bene anche a chi ha la psoriasi o altro tipo di problematiche di questo tipo della pelle.

Abbiamo detto prima che la Delfinidina inibisce l’adipogenesi delle cellule staminali mesenchimali umane e migliora l’osteogenesi e la condrogenesi, quindi, cosa vuol dire?

Vuol dire che, per esempio, va a impedire la formazione del grasso, cosa che ci interessa molto.

In uno studio che è stato fatto su diversi soggetti prediabetici, di età compresa fra i 19 e i 50 anni, la Delfinidina ha abbassato significativamente la glicemia post prandiale dopo aver mangiato, insomma, nei 60 e 90 minuti dopo l’assunzione di cibo, con una singola dose da 200 mg prima del consumo di questo cibo.

Un effetto significativo è ottenuto anche con dosi molto bassa di delfinolo, solo 60 mg di delfinolo, corrispondenti a 21 mg di antociani della bacca di maqui, sono risultati statisticamente significativi per la diminuzione del glucosio basale; una dose di 180 mg di delfinolo, corrispondente a 63 mg di antociani di bacche di maqui, è stata efficace nel ridurre significativamente i livelli di insulina a digiuno.

La Delfinidina ha effetti anche sul DNA ed ha effetti simili alla spermidina, che abbiamo già visto, e la fisetina, e determina un aumentata regolazione dell’autofagia, che abbiamo visto essere questa cosa per cui le cellule si mangiano da sole: essenzialmente non è che si mangiano, riciclano componenti esterne che non funzionano più molto bene e questo, abbiamo visto, è un effetto molto importante per l’antinvecchiamento.

L’inibizione di questo enzima, a sua volta, inibisce l’acetilazione di P65, che è una cosa particolare, che alla fine limita la risposta infiammatoria ed anche l’infiammazione costante, abbiamo visto, è una cosa importante per l’antiage e va limitata.

La Delfinidina ha anche un effetto stabilizzante sul DNA e sul tRNA, quindi su questo tipo di molecole molto importanti, che sono anche abbastanza fragili e stabilizzarla, quindi, va ad evitare che si formino potenziali mutazioni negative.

Abbiamo visto poi i radicali liberi, specialmente i mitocondri, nella loro attività di produzione di energia per le cellule, creano anche tantissimi radicali liberi.

Una serie di studi provano che la Delfinidina è un potente raccoglitore di questi radicali liberi: a concentrazioni comparabili è molto più potente dell’acido ascorbico, la vitamina C, della catechina e della quercetina.

Abbiamo parlato anche dell’astaxantina, che è una delle più potenti molecole antinfiammatorie: si è visto che la Delfinidina ha un’attività comparabile, per quanto riguarda la prevenzione di tutta questa serie di danni, che vengono dati dai radicali liberi.

Addirittura si è identificato un effetto antiossidante sinergico cioè, le due sostanze messe insieme in rapporto 1-1 hanno un effetto molto importante e si amplificano a vicenda: può darsi che questo sia dovuto al fatto che l’astaxantina è liposolubile, si scioglie nei grassi, mentre la Delfinidina è idrosolubile, si scioglie nell’acqua, quindi insieme possono raggiungere più posti nelle cellule e lavorare quindi come un team!

Non soltanto recupera queste sostanze prodotte dall’attività normale dii mitocondri, che sono un po’ le centrali elettriche delle nostre cellule, ma può anche migliorare la funzione dei mitocondri stessi.

Si visto che la Delfinidina-3-Glucoside aumenta l’attività di un particolare punto della catena di trasporto elettronica all’interno di mitocondri, che è quella che poi produce l’ATP, questa molecola che è l’energia per tutto l’organismo, quindi essenzialmente la Delfinidina è come un lubrificante, se vogliamo, oltre a tante altre cose, e fa girare meglio questi generatori elettrici che abbiamo in tutte le nostre cellule.

La Delfindina poi è noto, attiva le Sirtuine, molto importanti e l’AMP Kinasi, che abbiamo visto essere, nel caso dell’occidente, dove si mangia troppo, praticamente sempre spenta e questo invece è stato dimostrato quindi, l’AMP Kinasi attivata è una cosa importantissima, fa un po’ la mimesi, cioè mima un po’ il fatto che si mangi di meno, anche se non si mangia veramente di meno, cosa che specie agli americani piace tantissimo!

La bacca di maqui, che è la più ricca fonte naturale di Delfindina, è disponibile in molti diversi prodotti di diverse aziende.

Il metabolismo della Delfindina è rapido, ma uno dei prodotti di degradazione è l’acido gallico che è anch’esso un raccoglitore di radicali liberi, quindi continua ad agire anche dopo essere stata degradato.

Esistono tante differenti dosi consigliate: si va dai 60 mg ai 1000 mg e senza effetti collaterali segnalati all’interno di questi dosaggi, la dose migliore, probabilmente, è quella compresa tra i 200 ed i 300 mg al giorno.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, a una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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