I mitocondri fungono da minuscole lenti nell’occhio

Quando una zanzara ti osserva attraverso questo suo occhio fatto da un reticolo di lenti microscopiche, ognuna delle quali vede un puntino dell’immagine, tu ricambi lo sguardo cercando di colpirla, ma quella scappa via più veloce di te; a questo punto tu pensi che magari i tuoi occhi non sono così efficienti come i suoi.

In realtà noi ci vediamo in maniera molto più nitida, però c’è tutto un meccanismo dentro agli insetti che li rende molto più rapidi nel reagire.

Si è scoperto che il modo con cui tu guardi la zanzara e lei guarda te, e alla fine anche il mondo, potrebbero avere più cose in comune di quanto si possa pensare.

Pare impossibile, perché l’occhio umano, come quello di buona parte degli animali e di tutti i mammiferi, è strutturato diversamente: gli insetti hanno degli occhi compositi, sono delle sfere normalmente ricoperte da tanti singoli sensori luminosi che non hanno davanti una lente che focalizza l’immagine e non hanno una retina che vede tanti punti diversi.

In realtà ogni singolo ‘occhio’ vede un solo punto di luce, però sono tanti, ricoprono una superficie, quindi l’insetto, pur avendo una visione tutta granulare, ha comunque una immagine del mondo esterno abbastanza precisa, sufficiente molto spesso a non farsi beccare, mentre invece l’occhio umano, ricordiamolo, è una sfera: davanti ha il cristallino, che è una lente che mette a fuoco i raggi luminosi che vengono dal mondo esterno e che vanno a colpire il fondo della sfera dove c’è la ‘pellicola’ delle vecchie macchine fotografiche, che nel caso dell’occhio umano è la retina.

La retina non è altro che è una griglia di sensori, di tanti puntini sensibili, ognuno dei quali rileva un ‘pixel’ dell’immagine esterna, che poi sono collegati ad un fascio di ‘fili’ che è il nervo ottico, che arriva poi effettivamente al cervello dove queste immagini vengono interpretate.

Uno studio pubblicato nel mese scorso su Science Advances ha scoperto che all’interno degli occhi dei mammiferi i mitocondri, gli organelli che alimentano le cellule, possono svolgere un secondo ruolo di lenti microscopiche, aiutando a focalizzare la luce sui pigmenti dei fotorecettori che la convertono in segnali neurali che il cervello deve intarpretare.

Abbiamo parlato molto spesso dei mitocondri ed abbiamo sempre detto che sono le centrali energetiche delle cellule: i mitocondri sono quelli che producono l’ATP, l’adenosintrifosfato, che è il ‘kilowattora’, l’unità di misura dell’energia dell’organismo.

Abbiamo detto sempre che i mitocondri sono molto importanti e c’è una serie di trattamenti antinvecchiamento che sono fondamentali per farli funzionare bene, a cominciare dal NAD.

Questi risultati tracciano un sorprendente parallelo tra gli occhi dei mammiferi e gli occhi compositi di insetti ed altri artropodi, suggeriscono che i nostri occhi hanno livelli nascosti di complessità ottica e che l’evoluzione ha trovato nuovi usi per parti molto vecchie della nostra anatomia cellulare.

Quindi, come dicevamo, la luce proveniente dal mondo esterno, viene focalizzata dal cristallin e va a colpire questo strato molto sottile di tessuto chiamato retina, che è messo nella parte posteriore dell’occhio.

Nella retina le cellule dei fotorecettori sono divise in coni e bastoncelli: i coni mostrano le differenze di colore, mentre invece i bastoncelli ci aiutano a navigare in condizioni di scarsa illuminazione, assorbono la luce e la traducono in segnali nervosi che, come abbiamo detto, poi passano lungo il nervo ottico e vanno al cervello.

I pigmenti sensibili alla luce si trovano proprio all’estremità di questi fotorecettori, dietro uno spesso fascio di mitocondri: la strana collocazione di questo fascio fa sì che il mitocondri diventino ostacoli apparentemente inutili, anzi, magari questi disperdono la luce.

In realtà i mitocondri sono l’ultimo ostacolo per le particelle di luce, ha detto Wei Li, ricercatore senior presso il National Eye Institute ed autore di questo lavoro.

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Per anni gli scienziati della visione non sono riusciti a dare un senso alla strana collocazione di questi organelli; dopotutto la maggior parte delle cellule ha i mitocondri abbracciati all’organello centrale, il nucleo, e comunque dentro la cellula stessa.

Alcuni scienziati hanno proposto che i fasci di mitocondri si siano evoluti per stare vicino al luogo in cui i segnali luminosi vengono convertiti in segnali nervosi: questo è un processo altamente dispendioso dal punto di vista energetico, quindi i mitocondri potrebbero trovarsi lì vicino per pompare facilmente l’energia e distribuirla rapidamente, ma poi gli studi hanno iniziato a suggerire che i fotorecettori non hanno bisogno di così tanti mitocondri per l’energia e che invece potrebbero ricevere più energia da un processo chiamato glicolisi, che avviene nel citoplasma, questo liquido all’interno della cellula.

Li ed il suo team hanno cercato di capire il ruolo di questi fasci di mitocondri analizzando i coni di uno scoiattolo di terra, un piccolo mammifero che ha una vista straordinaria durante il giorno, ma è praticamente cieco di nott perché i suoi fotorecettori sono sproporzionatamente con;, troppi coni rispetto ai bastoncelli, quindi ci vede solo a colori.

La vista notturna, tipicamente quella in bianco e nero con toni diversi di luminosità, in questo specifico animaletto praticamente non c’è.

Invece di essere un ostacolo, sembra che i fasci mitocondriali svolgano un ruolo fondamentale nell’aiutare ad incanalare la maggior quantità di luce possibile verso i fotorecettori, con una perdita minima.

Dopo che le simulazioni al computer hanno suggerito che i fasci mitocondriali potrebbero avere proprietà ottiche, questo team di ricerca ha iniziato esperimenti sulla realtà: hanno usato un campione sottile della retina dello scoiattolo, che hanno perlopiù spogliato delle sue cellule ad eccezione di parti dei coni, in modo da avere praticamente solo molti mitocondri, che sono ordinatamente impacchettati all’interno della membrana.

Illuminando questo campione, ed esaminandolo con uno speciale microscopio, è emerso un risultato sorprendente: la luce che passava attraverso il fascio mitocondriale emergeva come un fascio luminoso e chiaramente focalizzato.

I ricercatori hanno catturato foto e video della luce che attraversa queste microlenti nell’oscurità, dove, in un animale vivente, avrebbero atteso i pigmenti dei fotorecettori.

Invece di essere un ostacolo, i fasci mitocondriali sembrano svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare ad incanalare la maggior quantità di luce possibile verso i fotorecettori, con una perdita minima.

Con una serie di simulazioni il team di ricerca ha confermato che l’effetto lente è causato principalmente dal fascio mitocondriale stesso, non dalla membrana che lo circonda, anche se la membrana comunque ha un suo ruolo.

Una stranezza nella storia naturale dello scoiattolo di terra li ha aiutati a dimostrare che la forma del fascio mitocondriale è fondamentale per le sue capacità di messa a fuoco.

Durante i mesi di letargo, i fasci mitocondriali dello scoiattolo di terra diventano disordinati e compressi.

Quando i ricercatori hanno simulato ciò che accade quando la luce passa attraverso il fascio mitocondriale di uno scoiattolo di terra in letargo, hanno scoperto che non concentrava la luce in modo altrettanto efficace di quando era allungato e altamente ordinato.

In passato altri scienziati hanno ipotizzato che i fasci mitocondriali potessero aiutare a raccogliere la luce della retina, tuttavia l’idea sembrava abbastanza strana, talmente strana che alcuni si sono messi a ridere, hanno detto: “;ma dai! Davvero ci sono così tanti mitocondri solo per guidare la luce?”.

Tuttavia in questa ricerca si è dimostrata questa cosa in modo piuttosto chiaro.

I ricercatori ritengono che ciò che hanno visto negli scoiattoli di terra si verifichi anche negli esseri umani ed in altri primati che hanno strutture di coni molto simili.

Hanno suggerito, anzi, che ciò potrebbe persino spiegare un fenomeno segnalato per la prima volta nel 1933 e chiamato effetto Stiles-Crawford, secondo il quale la luce che passa attraverso il centro della pupilla viene percepita come più luminosa di quella che entra da un angolo.

Poiché la luce centrale potrebbe essere più allineata con i fasci mitocondriali, i ricercatori ritengono che possa essere focalizzata meglio sui pigmenti dei coni.

I ricercatori suggeriscono anche che la misurazione dell’effetto Stiles-Crawford potrebbe essere utile per la diagnosi precoce delle malattie della retina, poiché molte di esse causano danni e cambiamenti ai mitocondri.

Questi mitocondri potrebbero essersi evoluti per fungere da microlenti, perché le loro membrane sono costituite da lipidi che hanno una naturale capacità di piegare la luce e sono semplicemente il materiale migliore per ottenere questa funzione.

I lipidi sembrano aver trovato questa funzione anche altrove in natura: gli uccelli ed i rettili hanno evoluto una struttura nella retina, chiamata “gocciolina d’olio”, che serve come filtro per i colori, ma si ipotizza anche che agisca come microlente come i fasci mitocondriali.

In un grande caso di evoluzione convergente gli uccelli che volano, le zanzare che ronzano e noi stessi, abbiamo tutti evoluto in modo indipendente funzioni ottiche correlate, adattamenti che portano un mondo nitido e vibrante negli occhi di chi guarda.

Per i mitocondri l’assunzione di grassi sani è particolarmente importante per mantenere la membrana mitocondriale che è composta appunto principalmente da fosfolipidi: questi acidi grassi essenziali li troviamo normalmente in fonti alimentari come noci, semi crudi, avocado ed il pesce grasso, quindi alla fine il famoso Omega 3.

Bisogna porre attenzione agli oli di semi industriali come la canola, i semi di cotone e persino l’olio di girasole; questi sono utilizzati molto negli allenamenti trasformati e venduti anche come olio da cucina.

Questi oli, quando sono surriscaldati o diventano rancidi, sono infiammatori e sono distruttivi per i mitocondri.

Ricordiamo poi una serie di video che abbiamo fatto riguardo i mitocondri: sono molto importanti, sono centrali nel discorso dell’antiage.

Il NAD per esempio, come diciamo spesso, è il primo integratore da assumere ed è fondamentale per le funzioni mitocondriali, ma ci sono tutta una serie di altre sostanze, per esempio anche il magnesio: il magnesio si esaurisce molto rapidamente quando siamo esposti a stress ossidativo e tutti siamo cronicamente esposti a stress ossidativo.

Si può trovare il magnesio in abbondanza nelle verdure a foglia scura, nei semi, nelle noci, nei legumi, nei frutti di mare ed anche nel cioccolato biologico.

Ci sono chiaramente anche integratori di magnesio; anche le vitamine del gruppo B, la carnitina, la vitamina C ed il selenio sono molto importanti per i mitocondri.

Si possono acquisire questi tipo di nutrienti da semi, agrumi, pesce e carne.

Concludendo i mitocondri si dimostrano importanti, non soltanto per continuare a generare energia per tutto l’organismo, ma anche per vederci meglio, quindi potrebbe darsi che la riduzione delle capacità visive, dell’acutezza visiva, del fatto di poter vedere in modo nitido con l’invecchiamento, non sia completamente determinato solo dal degrado, per esempio, del cristallino, della lente o di altre strutture dell’occhio: potrebbe essere determinato dalla decadenza dei mitocondri stessi che hanno questo ruolo ottico e non soltanto quello della generazionale dell’energia.

Diventa ancora più importante stare attenti ad un’assunzione corretta di sostanze che aiutino a mantenere il funzionamento dei mitocondri.

Ricorda che la medicina ufficiale è importante e vanno seguite le indicazioni dei medici abilitati.

Non diciamo che queste cose si vanno a sostituire ad una vita sana, a una dieta equilibrata e al fatto di andare a farsi controllare tutte le volte che serve e assumere tutti i medicinali che ci vengono prescritti.

Questi sono potenziamenti che ci fanno rimanere operativi, lucidi e in grado di goderci la vita.

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